Ci sono delle situazioni che ti inseguono da sempre da quando nasci e che tu accetti perché è così e basta. Il 25 Aprile di ogni anno da quando sono nato mi hanno detto che era festa poi mi sono accorto che non tutti avevano il cuore gonfio di gioia, come merita una celebrazione, ma qualcuno lo aveva pieno di una malinconia mista a frustrazione causata da scelte diverse, fatte in buona fede, giuste o sbagliate, ma perdenti nei confronti di coloro che volevano festeggiare.
Il 25 Aprile è la celebrazione della Vittoria partigiana, della liberazione dal Fascismo, ma tale movimento era stato appoggiato da molti e la storia ci parla ancora di adunate oceaniche e di gran parte della popolazione che aveva appoggiato tale scelta, per scellerata che essa sia stata, in buona fede e con convinzione; badate, non erano certo gli intellettuali che avevano dalla loro parte una coscienza critica che gli consentiva di discernere la giustezza delle idee, ma il popolo, il terzo stato che era facile convincere con la forza della retorica o romantici passionali che perseguivano miti irrazionali (Il superuomo di Nietscheana memoria).
Tale celebrazione è la vittoria di una guerra civile in un’Italia divisa in due , da un lato l’Italia partigiana dall’altra l’Italia fascista perdente e frustrata, con in un campo, coloro che la vittoria faceva sentire ancora più invincibili, nell’altro quelli a cui la sconfitta apportava un’ umiliazione da cui era difficile riscattarsi.
No una festa cosi non corrisponde al mio ideale, rinominiamola, trasformiamola, non chiamiamola più festa della liberazione ma ribattezziamola festa della nuova unità d’Italia, festa della riconciliazione popolare, prendiamo questa data come momento per riconoscere ognuno il valore degli altri, pentirsi ognuno dei propri eccessi , ricordarsi della storia e del suo insegnamento e attraverso la conoscenza critica del passato preparare un futuro decoroso per i nostri figli.
PT

Nella giornata successiva a Napoli Juventus, e aver lasciato che opinionisti, tecnici e addetti ai lavori avessero scritto e parlato, qualche volta senza pensare, e senza soffermarmi ancora sull’impatto che ha il Napoli sui suoi tifosi, spesso cittadini del mondo ma che per il 90% dei casi sono di nazionalità partenopea e vedono nella squadra un sacro simbolo di appartenenza alle vicende storiche, sociali, politiche ed economiche della loro città di origine che non è la stessa influenza che hanno le altre squadre di calcio sui loro tifosi, facendo salve alcune eccezioni, faccio fatica a capire alcuni passaggi della Domenica Sportiva.
(per dire) signora.

Alla fine anche l’Udinese è passata anche se non in carrozza come tutti si attendevano. Il Napoli ha sofferto, eccome se ha sofferto. E’ stanco? Non credo nel fisico ma nella testa si, Callejon è un mese che si fa sostituire dalla sua ombra, Hamsik scolastico e senza cazzimma e Insigne che ancora ritiene di doversi incazzare contro il pubblico che con tutti i suoi difetti gli ha permesso di arrivare così in alto dimostrando una mancanza di maturità per liui più difficile da raggiungere che per altri.

Mi presento, sono Pasquale, che non vuol dire essere nato a Pasqua ma coloro che portano il mio stesso nome sono nel 90% dei casi originari del sud dello Stivale. Sono molto orgoglioso e fiero delle mie origini e mi reputo un fortunato per aver avuto i natali in una terra così bella e ricca, tanto da essere abitata sin dalla preistoria ed essere stata da sempre meta di colonizzazioni da parte di quei popoli che cercavano posti belli e gradevoli dove vivere con una natura generosissima, e un clima amico fino a che qualcuno non ha ritenuto di dover distruggere tutto ciò , ma questa è un ‘altra storia che cercheremo di raccontare a poco poco.